In una valle silenziosa del Molise, tra colline morbide e antichi uliveti, c’è un piccolo borgo dove il tempo sembra essersi fermato.

Le mani di Giovanni, un artigiano che ha imparato il mestiere dal nonno, raccontano storie che nessun libro custodisce. Ogni mattina, prima che il sole scali le montagne, scende verso il fiume Biferno, dove la terra è ricca di un'argilla rossa, densa, viva.
«Questa creta sa da dove viene» diceva suo nonno, «e sa cosa vuole diventare.»
Il tornio, nel suo laboratorio scavato nella pietra, canta con un suono ipnotico. I movimenti sono lenti, sicuri, quasi sacri. Tra le sue dita nascono brocche, orci, ciotole, ma anche piccole sculture che raccontano il Molise contadino: donne che portano acqua, buoi nei campi, santi con lo sguardo severo.
Non è solo artigianato, è memoria. La lavorazione della creta in Molise ha radici antiche, forse romane, sicuramente medievali. Paesi come Guardiaregia, Campobasso, San Pietro Avellana, custodiscono ancora oggi i segreti di questa arte. Ogni famiglia ha una storia legata alla terra: un forno nascosto sotto casa, un oggetto tramandato, un piatto spezzato che nessuno ha mai avuto il coraggio di buttare.
A Campobasso, tra le case del centro storico, una vecchia bottega mostra vasi smaltati e piatti decorati con fiori e pavoni. Ogni colore ha la sua ricetta, tramandata con la voce bassa, come una formula magica. Il giallo nasce dalla terra, il blu dal sogno.
E poi c’è la festa. In certi paesi, ogni estate, la creta si mostra al mondo: mostre, forni accesi, bambini che provano il tornio per la prima volta. Le mani si sporcano, i sorrisi crescono. È un rito, un legame con qualcosa di più grande: con la terra, con gli avi, con il futuro.
In Molise, la creta non è solo materia: è resistenza, è poesia, è identità.
Link ufficiale: noiblog.it
13/06/2025
AI gpt
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